domenica 23 ottobre 2016
Leggeva Il Giorno il poliziotto di Moro?
Si aprono gli archivi e arrivano nuovi dettagli del delitto Moro. Terrificante è la foto del giornale spagnolo La Vanguardia, la quale ritrae il luogo della strage di via Fani pochi momenti dopo la sparatoria. Vi sono dettagli importanti: parteciparono al sequestro, secondo i cronisti catalani, ben quattro macchine, una moto e 12 persone, tra cui una donna. Un'auto dei banditi recava una targa diplomatica venezuelana (la 128 di Mario Moretti ndr), che non risultava rubata ma era stata ritirata. Tutti i terroristi erano giovani. Le armi - disse La Vanguardia - erano di varia nazionalità, come poi fu confermato. Secondo la cronaca della Stampa si trattava di armi cecoslovacche, e di una sovietica, il cui bossolo fu raccolto dal giudice Infelisi. Le notizie successive della questura di Roma cambiarono versione: si trattava di armi europee, anche finlandesi, destinate all'esercito italiano e alla polizia. Ma ciò che colpisce, e può essere una novità, è la foto della Vanguardia. Questo giornale era specializzato nelle istantanee. Ne scattò diverse. Ma notate il poliziotto della scorta di Moro ucciso, sulla destra: non solo non ha ancora il telo bianco che lo copre, ma sembra avere in mano un giornale, il quotidiano Il Giorno all'epoca dell'ENI. Come se, mentre sparava, tentasse di ripararsi con qualcosa. O magari fu sorpreso mentre stava leggendo e non fece in tempo a lasciare il giornale. Un'altra ipotesi è che potrebbe trattarsi di un segno lasciato dai rapitori, una specie di firma sul delitto. Ricordiamoci che alcuni di questi dodici terroristi, secondo certe recenti ricostruzioni, non furono mai arrestati. La Vanguardia aggiunse una nota polemica il 19 aprile 1978, quando, accanto alla foto del presidente Moro rapito, pubblicò quella del giudice Guido Barbaro, torinese di adozione, mentre processava il nucleo storico delle BR. I catalani scrissero che dietro Barbaro vi era un crocifisso e la scritta: "La legge è uguale per tutti": "Uguale per tutti, tranne che per Aldo Moro, aggiungiamo noi". Il giudice Barbaro, morto nel 2004, era iscritto alla loggia P2.
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